SANTA SPINA, oggi Santuario; ebbe inizio la sua storia come convento dei Frati Minori Francescani nel 1320. Nel 1431 fu sede dei Francescani Osservanti. Nel 1523 divenne dimora di una “Spina della corona del Salvatore”.
Da subito grande fu la devozione popolare che si espresse con pellegrinaggi da Policastro ma anche da comuni vicini e lontani di tutta la provincia di Crotone, e non solo. Numerose dunque le manifestazioni di fede e di penitenza, le più varie ed adeguate alle tradizioni popolari secolo dopo secolo… come il percorrere l’itinerario scalzi e talvolta legati a cordate (testimonianze del passato), pur di sentirsi degni della “grazia”
Di tanto pellegrinare ne nacque un sentiero, frequentatissimo in tutto i periodi dell’anno. L’itinerario seguiva quasi fedelmente un antico tratturo, che originariamente aveva inizio nelle marine del Marchesato, passava ai margini del convento e proseguiva per i pascoli montani. Il nostro itinerario, squisitamente d’ispirazione religiosa, con ampi riferimenti tra l’altro alla storia del territorio fin dal medioevo, partiva invece dai margini dell’abitato di Petilia dal luogo detto Grofficelle dove ab antiquo fu edificata una edicola con una icona. Scendeva quindi nella valle fino a raggiungere il fiume Soleo. Su questo, si stima dopo la venuta della Spina, fu edificato un agile ponte in pietra impiantato su due rostri di granito. Sulla sommità della sua arcata è murata un pietra con incisa l’immagine di un ostensorio quale quello che conteneva la Santa Spina. Ab antiquo ed ancora, attraversato il ponte, dopo pochi metri si erge un’altra antichissima nicchia per icona e nella parte inferiore vi è murata la testa di un angelo con sulla bocca un piccolo tubo da cui esce un’acqua purissima tratta dalla sorgente naturale presente in loco. Della presenza di questa icona parla il monaco Francescano Antonio Mannarino nel suo manoscritto: Cronica dell’antica Petilia, oggi detta Policastro dell’anno 1721/22/23. Il percorso quindi prosegue in salita con gradini là dove l’erta li prevede, seguendo sempre l’antico tratturo reso ora più agibile ma assolutamente non utile al transito di alcun tipo di veicolo.
Lungo tutto l’itinerario sono state edificate numerose edicole rappresentanti la “Via Crucis”. La prima processione popolare che percorse l’itinerario avvenne, secondo indicazioni documentarie, nel 1763 in occasione di una terribile siccità per cui popolo ed autorità cittadine decisero di chiedere la grazia a Cristo per il tramite della “Spina” appartenuta alla sua corona (la sua autenticità fu dimostrata tramite un processo celebrato nel 1573 ad opera del tribunale della S. Inquisizione). Ma nel 1832, un terribile terremoto, 8 marzo, devasto il territorio con morti e distruzione. Fu allora che si diede luogo alla processione che in seguito e non si sa da quando ebbe luogo da svolgere in ogni secondo venerdì di marzo.
Oggi ha correnza annuale con folta partecipazione popolare tra cui tanti emigranti del luogo che ritornano per parteciparvi.
L’itinerario con inizio dunque a Grofficelle scende prima al Soleo, quindi risale al Santuario della “Santa Spina”, ma prosegue ancora per qualche centinaio di metri fino ad una cappellina detta “Oratorio” luogo in cui, secondo la tradizione popolare, si fermò il cavallo su cui il monaco Ludovico Albo recava la sacra reliquia che consegnò al rettore pro tempore padre Nicola Mauro. Correva l’anno 1523.